Pinerun, , UISP Comitato Territoriale Pinerolo APS
Viale Grande Torino, 7, Pinerolo (TO)
La lingua d’asfalto all’alba del tracciato (1,2 Km) delude ed illude. Delude gli amanti della Marcia Alpina che con il bitume convivono come una coppia scoppiata ed illude gli Stradisti che su quelle rampe fanno il ritmo con precoce ed inconscia baldanza.
Il passaggio ai Servera dopo circa 1,2 km fa giustizia dell’una e dell’altra opinione ribaltandone i (pre) giudizi entrando nell’essenza delle Inutili Fatiche:
Duemila e trecento metri verticali conducono i penitenti alla quota massima di 1428 metri (Castlus) con un dislivello (parziale) di 704 metri con spettacolari passaggi aerei debitamente assistiti.
Seguono poco più di 2 km che ridipingono una smorfia di sorriso sul volto dei protagonisti. Ci sarà da spingere tra discese ardite e risalite ma tutte della durata di un sospiro fino al transito ai 1250 metri della Sea.
La discesa finale è il paradiso dei funamboli, se ancora ci sono le gambe, fino all’impatto con quella lingua d’asfalto della quale si è fatta conoscenza, ma mai amicizia, al momento del “chi me lo ha fatto fare?”.
Il ciabattare scomposto dettato dalla fatica e dalla poca pratica della tecnica di corsa conduce, poi, al traguardo di Santa Margherita dove un tempo stazionavano centinaia di “spettatori” ad applaudire i Campioni ed oggi sono presenti limitati gruppi di “aspettatori” ovvero amici e parenti degli atleti che “aspettano” l’arrivo del congiunto per tributargli un applauso di ammirazione, di compatimento o di rispetto per il coraggio dell’incoscienza che lo ha condotto ad essere protagonista di quei 9,5 km contenenti 1000 metri di dislivello.
La Fidal, al suo approdo nello sconosciuto mondo della Marcia Alpina, ne vietò il tracciato considerato troppo selettivo e, a tratti, pericoloso. Nacque, in alternativa, il Sentiero dei Camosci. Bella gara ma un surrogato troppo limitato di quella che era l’Università della Marcia Alpina, facoltà dei Campioni.
Testa dura, però, quella dei montanari, e poca disponibilità, da buoni eretici, a sottostare a insulse ed immotivate direttive federali ed allora eco la riedizione integrale della Marcia Alpina del Castlus, nata, al vero, oltre 100 anni fa.
Era il 1975 quando il Forestale Giovanni Mostachetti fece l’impresa: 57’41” il tempo finale rimasto lì, immobile nei secoli (XX° E XXI°) ad attendere eredi all’altezza. Sempre quell’anno Raimondo Balicco (Futuro responsabile tecnico nazionale della Corsa in Montagna Fidal) chiuse in seconda posizione in 58’29”. All’olimpionico local Willy Bertin la medagli di bronzo in 59’30”.
Il risultato più eclatante risale, però, alla edizione 1981. I primi 5 atleti giunsero al traguardo nell’arco di 33 secondi: Chiampo P. Giorgio (Perosino Asti 58’04”), Darioli Adriano (G.S. Bognanco 58’15”), Dalmasso Carlo (Cuatto Giaveno 58’20”), Oria Felice (U.S. Casellette) e Poet Bruno (G.A.S.M. 58’37) … “Con i Trail ciao ciao
”.
Vita dura, ai tempi, per la categoria femminile che partecipava semiclandestinamente ad una disciplina che, purtroppo, poco le considerava e quando furono considerate furono deviate su percorsi più agevoli. Sul tracciato originale spiccano i nomi di Claudia Priotti (1.21’), Giordan Ivana (1.25’) ed Eva Depetris (1.38’). Oggi, fortunatamente, è il tempo delle “Fagiane” vigonesi ed il mondo maschilista ne esce ridimensionato.
Carlo Degiovanni